Primi amori e saltelli aggraziatissimi: La Leggenda di Hilary

In quel leggendario decennio che furono gli anni '80, il genere sportivo raggiunse uno dei suoi periodi di massima popolarità nel campo di animazione e fumetto giapponesi, ampliandosi anche in maniera sensibile verso le serie dal target principalmente femminile.
E, come sempre accade quando il genere sportivo infiamma i cuori dei lettori, spesso autori e autrici cercano di spingersi verso discipline meno inflazionate, com'è, per Hilary (conosciuto in originale come Hikari no Densetsu, cioè La Leggenda di Hikari), la ginnastica ritmica.
Hikari Kamijo (o Hilary Kamiji) è una giovane promessa della ginnastica ritmica, ma anche un'adolescente alle prese con le prime cotte, ed è proprio nell'equilibrio tra questi due elementi che si trova il perno della storia...


Il primo elemento a balzare all'occhio, addentrandosi nella visione di quest'anime diventato celebre più nel nostro paese (e in un paio d'altri) che in patria, è l'elevata qualità di disegni e animazioni, soprattutto (ovviamente) nelle scene di performance delle atlete protagoniste, che si muovono in maniera realistica e aggraziata a tempo di musica che, peraltro, è un ulteriore punto di forza della serie, e come per le animazioni, questo era anche un po' inevitabile, visto che la musica ha grande importanza all'interno della trama.
La serie, peraltro, ha subito un trattamento "meno peggiore" di altre sue coetanee, per quanto riguarda l'adattamento italiano: per quanto i nomi propri di pressoché tutti i personaggi siano stati cambiati in altri più "occidentaleggianti" (a parte alcuni cognomi e qualche confusione cognome/nome), la serie mantiene i suoi riferimenti al Giappone e non ha subito un numero eccessivo di tagli e censure (giusto in un singolo episodio è stata eliminata una breve scena, episodio che ha come colonna portante le terme, quindi immaginate un po' voi).


Quella che sicuramente è la colonna portante della serie è, però, la sensazione di familiarità e di calore umano che questa riesce a trasmettere, il suo saper ritrarre il microcosmo fatto da famiglia, amici, rivali intorno alla protagonista in maniera tanto semplice quanto sensibile.
La mamma simpatica e un po' naif, il papà perennemente nascosto dietro il giornale, il cagnolone (vero idolo della serie); il cast di personaggi viene illustrato sempre più nel dettaglio, a strati, più si avvicina al quartetto di personaggi che è autentico perno della storia: la protagonista, il suo amico d'infanzia musicista provetto (ecco perché prima parlavo di musica importante per la trama), la sua rivale nello sport e il ragazzo interesse amoroso di entrambe.


Come accennato più su, però, la serie animata non ha avuto, in Giappone, la medesima risonanza avuta in Italia (probabilmente perché, ai tempi, l'anime iniziò poco dopo l'inizio del manga stesso, finendo per divergere da esso piuttosto ampiamente), finendo per concludersi con un numero di episodi leggermente inferiore a quanto previsto, e dovendo quindi chiudere la trama con meno materiale e più fretta risulta un po' raffazzonato.
Questo però non rende Hilary una serie indegna di essere ricordata, anzi: l'incertezza dell'ultimo paio di puntate non cancella quanto di piacevole visto nelle restanti, che permettono di ricordare l'anime come una serie tanto emozionante sul lato sportivo, quanto calorosa su quello maggiormente incentrato sulla vita quotidiana, e romantica, dei protagonisti.

Nessun commento:

Posta un commento

Fantasy in salsa europea: La Storia Infinita

 Nella grande festa cinematografica che è stata il decennio ottantino, le luci della ribalta nel genere fantasy/avventuroso non sono necessa...